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L’inizio dell’Anno Scolastico è stato caratterizzato da due poli, entrambi facenti riferimento
un particolare atteggiamento, riassunti in due aforismi: “Senza entusiasmo non si è mai
compiuto niente di grande” e “Se ai bambini vuoi fare un regalo, fa che sia l’entusiasmo”.
Entusiasmo, dunque: modalità peculiare che ha innervato i giorni della scuola tornata “in
presenza”. Entusiasmo: dal greco “en theos”, cioè “avere un dio dentro”, è questa scintilla
divina che sta dentro ogni persona e che consente a tutti e a ciascuno di essere creativi,
esattamente come quel Dio che dal nulla ha creato il tutto.
E’, dunque, l’entusiasmo che accende la creatività e di creatività ce n’è voluta molta nei
mesi scorsi e ce ne vorrà molta nei prossimi, perché ad una scuola, come la San
Giuseppe, che basa il suo operare sulla didattica personalizzata e sul collaborative
learning, riesce complicato coniugare le proprie opzioni pedagogiche con le limitazioni
dettate dalle disposizioni contenute nei vari DPCM. Ad una scuola, come la San Giuseppe,
che propone laboratori attivi quali teatro, robotica o “Bricks for Kids” o l’insegnamento della
lingua inglese “learning by doing”, riesce difficoltoso rendere concreta la progettazione con
una situazione in cui necessariamente bisogna restare al proprio banco o bisogna
mantenere l’ormai noto “distanziamento sociale”.
In questo apparente senso di impossibilità si è attivata la creatività. Così, solo per fare
qualche esempio, le “uscite didattiche” sono diventate “entrate didattiche” e tutto ciò che
era stato pensato per essere realizzato in modalità “di gruppo” è stato tradotto in modalità
“singola e partecipata” e in tal modo verrà attuato. C’è voluta fantasia, ma anche volontà di
affrontare e superare i problemi che, di volta in volta, si presentavano e che non sempre
potevano essere previsti. Problem solving, si direbbe con linguaggio appropriato: piuttosto
che bloccarsi di fronte alle difficoltò, piuttosto che allargare le braccia e arrendersi
all’ineluttabile, piuttosto che rimpiangere e sedersi ad aspettare il ritorno di una scuola
com’era prima del lockdown primaverile, si è fatto appello alle proprie risorse e si sono
esplorate strade nuove. E si sono scoperte nuove opportunità.
Questi primi mesi di scuola ci stanno mostrando un lato “diverso” della scuola (meglio
sarebbe scrivere che ci stanno facendo riscoprire un lato che è sempre appartenuto alla
ricerca pedagogica, all’attività educativa e, quindi, alla scuola): non più un reiterato
ripetersi di consumati contenuti e ingessate forme, ma un ambito di sperimentazione e di
formazione professionale. Già Einstein sosteneva che è proprio nei momenti di “crisi” che
sorgono inventiva, scoperte e grandi strategie.
Tutto questo fervore è stato riassunto nell’immagine proposta per l’Open Day e per il tema
dominante il prossimo Anno Scolastico: un bambino che prende il volo con l’ausilio di
semplici ali di cartone. Non si scomodi il mito di Icaro, ma si faccia riferimento al potere
dell’immaginazione e alla forza dell’io desiderante: costruire il futuro significa cominciare
oggi a rappresentarlo, cominciare oggi a procurarsi i materiali e le competenze idonee a
spiccare il volo.

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